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Nei decenni successivi all’Unità, la stampa di moda è stata un fenomeno editoriale di grande successo. Si calcola che tra il 1861 e il 1920 siano nate in Italia 116 riviste di moda, di cui 75 soltanto a Milano, che da allora in poi si afferma come capitale dell’editoria di moda. La proliferazione delle riviste di moda è da mettersi in relazione all’ampliamento del mercato, un fenomeno destinato a persistere nel corso del Novecento di pari passo con la formazione di un “sistema-moda” di cui la stampa diventa un anello essenziale. Complessivamente, tra il 1920 e il 1945, nascono a Milano 52 nuove testate. Sia nelle riviste di alta moda che nei rotocalchi popolari emerge nettamente un rapporto diretto tra il divismo cinematografico che, a partire dal dopoguerra, vede la vera e propria invasione delle star hollywoodiane, e l’italian style. Dal raccolto di Grace Kelly alle chiome vaporose di Marilyn Monroe, dalla frangetta sbarazzina di Audrey Hepburn ai look più severi della nostra Anna Magnani. Un lavoro d’archivio di spoglio dei rotocalchi e delle riviste di alta moda italiane a partire dal dopoguerra e fino ad arrivare al periodo del boom economico, ci permette da una parte di tracciare una mappa della storia dell’hair style, dell’epoca, dall’altra ci dà anche la possibilità di comprendere l’impatto che i diversi look hanno sulle donne dell’epoca. Alcune giornaliste di moda, come per esempio Irene Brin ed Emilia Kuster Rosselli, sono delle vere e proprie influencer. Le lettrici si affidano alle loro valutazioni per costruire il loro look e dialogano con le riviste e con le redattrici attraverso le lettere che vengono pubblicate nelle rubriche appositamente dedicate all’interno dei rotocalchi. Nelle lettere inviate ai giornali e negli articoli pubblicati, possiamo trovare elementi di grande utilità per comprendere l’hair style dell’epoca, come per esempio consigli sulle modalità con cui eseguire una determinata messa in piega, un taglio, una tinta. A seguito di una ricerca d’archivio ampia su tutti i periodici femminili dell’epoca, siamo in grado di isolare un gruppo di testate significative su cui poter lavorare al fine di realizzare la mappatura dell’hair style. Fra le riviste di alta moda destinate a un pubblico altoborghese, dove prevalgono articoli che si concentrano sullo stile, abbiamo identificato “Bellezza” e “Novità”. Fra i rotocalchi popolari ad altissima tiratura, dove prevalgono invece i consigli di bellezza, le indicazioni sul “cosa fare per apparire come”, abbiamo identificato invece “Grazia” e “Annabella”. Per valutare la portata dello stile italiano all’estero si procederà al confronto attraverso lo spoglio di alcune fra le maggiori riviste straniere negli stessi anni, in particolare quelle francesi (“La mode illustrée”, “L’art et la mode”, “Femina”), inglesi e anglo-americane (“Harper’s Bazaar”, “Vogue”). Il progetto prevede la realizzazione di un catalogo “a doppio uso”: per gli storici della moda e del costume e per i creatori e gli addetti del settore hair style. La particolare struttura del catalogo, ordinata per tipologie di acconciatura, tagli e tecniche, ha come obiettivo quello di archiviare, catalogandoli, gli stili per renderne fruibile le specificità, chiarirne i modelli di riferimento, preservandone, così, la memoria.